Alberto Sordi, italiano Doc
Nessuno come e meglio di lui ha raffigurato al cinema, ma anche nella vita, pregi e difetti, tic e mentalità del carattere italico. Ricordarne la straordinaria carriera significa ripercorrere la nostra storia del Novecento
- Audi Palace
Ricordi e riflessioni di
Giancarlo Governi, giornalista Rai, autore de “Alberto Sordi, l’Italiano” (Armando Curcio)
Michele Mirabella, autore e conduttore televisivo
Marino Bartoletti, giornalista e autore televisivo
Giuseppe Berardini, direttore fotografia Cinecittà
Conduce: Enrico Cisnetto, “Cortina InConTra”
Se fosse vivo, Albertone avrebbe appena compiuto 90 anni. In sessant’anni passati davanti e dietro alla macchina da presa è stato marito, vedovo, scapolo e seduttore. È stato vigile e commissario, ladro e mafioso. È stato conte, marchese e sceicco, medico e malato immaginario, spacciandosi per americano a Roma e rimanendo decisamente romano in America. Alberto Sordi, come nessun altro, ha dato corpo, faccia e voce al nostro Paese. Quando è morto, nel febbraio del 2003, si è chiusa un’epoca, il Novecento italiano, che lui ha interpretato come nessuno. Parlare di lui, ripercorrere le tappe della sua straordinaria carriera, significa “leggere” l’Italia intera. Per questo è prezioso il libro di Giancarlo Governi, che con Sordi ha passato tante meravigliose serate, perché ci consente non solo di ricordare l’uomo e l’artista, ma anche e soprattutto di ripassare la storia degli italiani. Dagli esordi in teatro al trionfo nel cinema, passando per i grandi successi alla radio, Governi racconta l’Italiano per eccellenza seguendo il filo delle tante conversazioni che animarono, alla fine degli anni Settanta, la preparazione di un fortunato programma televisivo (“Storia di un italiano”, appunto), e delinea un ritratto ora spassoso ora malinconico del più amato dei nostri miti contemporanei. Con lui due fini conoscitori del mondo dello spettacolo, ma anche del carattere italico, come Mirabella e Bartoletti, e una miniera di aneddoti sul cinema come Bernardini, che è professore all’Accademia di Cinecittà, già medaglia d’oro alla carriera “Una vita per il cinema”. Serata così piacevole che ci sarebbe da mordersi le mani a perderla.