EVENTI - Marino Bartoletti MINA IN BLACK Omaggio ai 70 anni della “tigre di Cremona” con un concerto della grande Cheryl Porter - Audi Palace Cheryl Porter, voce Paolo Vianello, pianoforte Guido Torelli, basso Gianni Bertoncini, batteria Gastone Bortoloso, tromba Michele Polga, sax contralto Ettore Martin, sax tenore Beppe Calamosca, trombone Conduce: Marino Bartoletti, giornalista e autore televisivo Da “Grande grande” a “Se telefonando”, da “Tintarella di luna” a “La banda”, per la prima volta una cantante americana di spiritual e gospel con incursioni nella lirica, interpreta le canzoni di Mina. Durante la serata ascolteremo sia il repertorio italiano, che quello internazionale, tra cui “What a Wounderful World” e “Georgia on my mind”. Un’occasione per ripercorrere la carriera di quella che è considerata la più grande cantante italiana di musica leggera, con mille aneddoti raccontati da un esperto come Marino Bartoletti.
UN CALCIO AL MONDIALE Dopo la disastrosa esperienza sudafricana, quale futuro per il pallone nostrano? - Miramonti Majestic G.H. Con Enrico Cisnetto, consigliere d'amministrazione Sampdoria e Marino Bartoletti, giornalista e autore televisivo Dopo il ritorno di Lippi e degli Azzurri con largo anticipo da Johannesburg, il calcio italiano deve intraprendere una profonda riflessione. Da un lato, la vittoria dell’Inter nell’ultima Champion’s League ha dato un’immagine drogata del nostro calcio, che da tempo ha perso competitività; dall’altro la spaccatura sempre più insanabile tra Lega Calcio e FIGC dopo le recenti norme che riducono il numero di extra-comunitari tesserabili da ogni squadra rende la governance del calcio sempre più in bilico. Senza contare i vivai che languono e la fuga dei campioni e degli allenatori più vincenti. Da dove iniziare la “ricostruzione”? Rispondono, o almeno ci provano, Enrico Cisnetto, consigliere d'amministrazione della Sampdoria, e un giornalista esperto come Marino Bartoletti, che era inviato Rai in Sudafrica. Non partecipare sarebbe proprio un autogoal.
Alberto Sordi, italiano Doc Nessuno come e meglio di lui ha raffigurato al cinema, ma anche nella vita, pregi e difetti, tic e mentalità del carattere italico. Ricordarne la straordinaria carriera significa ripercorrere la nostra storia del Novecento - Audi Palace Ricordi e riflessioni di Giancarlo Governi, giornalista Rai, autore de “Alberto Sordi, l’Italiano” (Armando Curcio) Michele Mirabella, autore e conduttore televisivo Marino Bartoletti, giornalista e autore televisivo Giuseppe Berardini, direttore fotografia Cinecittà Conduce: Enrico Cisnetto, “Cortina InConTra”
Se fosse vivo, Albertone avrebbe appena compiuto 90 anni. In sessant’anni passati davanti e dietro alla macchina da presa è stato marito, vedovo, scapolo e seduttore. È stato vigile e commissario, ladro e mafioso. È stato conte, marchese e sceicco, medico e malato immaginario, spacciandosi per americano a Roma e rimanendo decisamente romano in America. Alberto Sordi, come nessun altro, ha dato corpo, faccia e voce al nostro Paese. Quando è morto, nel febbraio del 2003, si è chiusa un’epoca, il Novecento italiano, che lui ha interpretato come nessuno. Parlare di lui, ripercorrere le tappe della sua straordinaria carriera, significa “leggere” l’Italia intera. Per questo è prezioso il libro di Giancarlo Governi, che con Sordi ha passato tante meravigliose serate, perché ci consente non solo di ricordare l’uomo e l’artista, ma anche e soprattutto di ripassare la storia degli italiani. Dagli esordi in teatro al trionfo nel cinema, passando per i grandi successi alla radio, Governi racconta l’Italiano per eccellenza seguendo il filo delle tante conversazioni che animarono, alla fine degli anni Settanta, la preparazione di un fortunato programma televisivo (“Storia di un italiano”, appunto), e delinea un ritratto ora spassoso ora malinconico del più amato dei nostri miti contemporanei. Con lui due fini conoscitori del mondo dello spettacolo, ma anche del carattere italico, come Mirabella e Bartoletti, e una miniera di aneddoti sul cinema come Bernardini, che è professore all’Accademia di Cinecittà, già medaglia d’oro alla carriera “Una vita per il cinema”. Serata così piacevole che ci sarebbe da mordersi le mani a perderla.
Buon compleanno, Sanremo Il Festival della canzone italiana ha compiuto 60 anni. Nel corso dei quali è stato lo specchio del Belpaese. Nel bene e nel male. - Audi Palace Parole e musica con Mario Luzzatto Fegiz, critico musicale Corriere della Sera, autore de FegizFiles-Rai Radiodue Dario Salvatori, critico musicale, conduttore radiotelevisivo Marino Bartoletti, giornalista e autore televisivo Gigliola Cinquetti, vincitrice Sanremo 1964 con “Non ho l’età” Luca Ruggero Jacovella al piano Annamaria Di Marco, cantante Conducono Enrico Cisnetto, “Cortina InConTra” e Toni Concina, musicista e sindaco Orvieto Il Festival della Canzone Italiana, diventato nella vulgata comune Festival di Sanremo, ha compiuto 60 anni. Dal 1951 fino a oggi, è stato lo specchio fedele del Paese: del suo modo di essere, dei suoi gusti, delle sue aspirazioni. L’altroieri era la gioia di vivere, di accompagnare la crescita della società; ieri erano i tormenti dell’Italia emancipata ma complicata. E oggi cosa rappresenta Sanremo? Di sicuro c’è proprio tutto ciò di cui gli italiani non possono fare a meno: sì la musica, o se si vuole le canzonette, ma anche i divi della tv, le polemiche da bar, i complotti delle case discografiche, le ingiustizie della giuria, le comparsate dei politici e dei vip in cerca di palcoscenico. E allora “Cortina InConTra” ha deciso di festeggiarne i 60 anni (onestamente si vedono tutti) con chi Sanremo lo ha vinto, chi lo ha criticato e chi lo frequenta fin dall’inizio. Con molti ricordi, buona musica e qualche ragionamento su chi siamo. Grande amarcord.
Olimpiadi, da Roma 1960 a Roma 2020 I ricordi di un’estate straordinaria, cinquant’anni fa. E le speranze di riportare nella Capitale la più importante manifestazione sportiva del mondo - Audi Palace Ricordano e progettano Gianni Alemanno, sindaco Roma Mario D’Urso, avvocato Nino Benvenuti, pugile, campione olimpico 1960 Livio Berruti, sprinter, campione olimpico 1960 al pianoforte Toni Concina, musicista, sindaco Orvieto Conduce: Marino Bartoletti, giornalista sportivo, autore televisivo Con la partecipazione di Andrea Franceschi, sindaco Cortina, candidata Mondiali Sci 2017
Cortina è un ottimo luogo sia per celebrare i 50 anni dalle Olimpiadi di Roma del 1960 sia per discutere se e come Roma potrà essere la sede delle Olimpiadi del 2020. Innanzitutto perché è stata la prima città italiana olimpica, avendo ospitato i Giochi invernali del 1956, e poi perché qui viene da sempre in vacanza (e a “Cortina InConTra”, sul palco ma anche tra il pubblico) chi di Roma è il sindaco, Gianni Alemanno. Infine perché è candidata ai Campionati Mondiali di Sci del 2015. E allora parliamone insieme all’Audi Palace, con campioni di allora che vi faranno versare una lacrimuccia di struggente amarcord, grazie anche alle note d’antan di Toni Concina al piano. Con loro un bon vivant come Mario D’Urso che dell’Italia mondana del 1960 ci porterà inediti frammenti anche fotografici, e un super esperto di sport come Marino Bartoletti. Senza dimenticare che le Olimpiadi sono un formidabile volano per cambiare il volto di una città e renderla più moderna, per fare investimenti in infrastrutture e ridare vigore al turismo, come vi spiegheranno Alemanno e Franceschi. Venite e salirete sicuramente sul podio. In attesa di quello dei Mondiali di Sci del 2017, per i quali tifiamo tutti che siano assegnati a Cortina.
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