Se il Pil non fa (più) la felicità
La crisi, il mondo globalizzato, i nuovi bisogni, gli appagamenti da benessere. E’ davvero l’ora della pensione per il vecchio “prodotto interno lordo”? Al suo posto il “FIL”?
19/08/2010 18:00
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Audi Palace
Ne discutono
Donato Speroni, giornalista, autore de “I numeri della felicità. Dal PIL alla misura del benessere” (Edizioni Cooper)
Enrico Giovannini, presidente Istat
Fiorella Kostoris, docente Economia Politica Università La Sapienza Roma
Isabella Rauti, consigliere Regione Lazio
Domenico De Masi, sociologo
Stefano Zecchi, editorialista
Conduce: Roberto Papetti, direttore Il Gazzettino
Già Bob Kennedy si lamentava che non fosse adatto a misurare il progresso umano, ma negli ultimi tempi si è discusso molto dell’adeguatezza del Prodotto Interno Lordo come misura della ricchezza degli Stati, e quindi, in ultima analisi, della nostra ricchezza procapite. Ma c’è qualcosa di più efficace della misurazione del reddito prodotto ogni anno? Solo adesso studiosi e politici stanno passando dalle parole ai fatti. Nel giro di pochi mesi, in Francia una Commissione guidata dai premi Nobel Stiglitz e Amartya Sen ha avanzato al presidente Sarkozy proposte concrete, mentre l’Unione Europea si è impegnata ad andare “oltre il Pil” e il G20 di Pittsburgh ha raccomandato di trovare nuovi indicatori. E gli esperti di tutto il mondo si sono incontrati in Corea per capire se le statistiche del XXI secolo possono misurare la “felicità interna lorda”. E al di là dei tecnicismi, è possibile e opportuno che la politica si occupi della felicità dei cittadini? Per rispondere a questi quesiti, sollevati dal libro di Speroni, oltre al presidente dell’Istat e a un’economista, anche un sociologo teorizzatore della funzione positiva dell’ozio e un filosofo esteta. Per vederla da tutti i lati.