CORTINA RACCONTA - C'ERA UNA VOLTA LA BUONA POLITICA
C'ERA UNA VOLTA LA BUONA POLITICA
Evento del: 18/08/2010 16:30 - Audi Palace
Data articolo: 18/08/2010
​Si potrebbe temere che in vacanza non ci sia affatto spazio per le lezioni, che i “professori” vadano tenuti lontano dai luoghi di villeggiatura, che i libri non trovino posto nella divertentissima agenda estiva. Si sbaglierebbe, a pensar tutto ciò. Sono giorni tristi per le istituzioni italiane: in queste ore il Presidente emerito Francesco Cossiga è spirato e, qui tra le vette dolomitiche, è ancora vivo il ricordo affettuoso del Picconatore. Oltre a ciò, le poltrone più eccellenti dell’Olimpo politico tricolore paiono traballare sotto le minacce giudiziarie ed il fango mediatico.

Lo spunto per avviare il dibattito di questo pomeriggio proviene dalle lettere testamento lasciate dal presidente “Gattosardo”. L’esegesi delle stesse è la miccia che accende il dibattito tra i relatori. I riferimenti a Nazione, Stato e Patria spingono l’editorialista di sentimenti radicali, Massimo Teodori, a sostenere che si tratti di tre duri attacchi alla politica attuale, espressi in un linguaggio cifrato, così come era solito fare «l’acuto, ambiguo e arguto Cossiga». La citazione di Nazione, stando all’interpretazione teodoriana, sarebbe un’accusa pesante rivolta nei confronti del Parlamento, zeppo di «odalische e maggiordomi». Patria, invece, sarebbe una tirata d’orecchie agli Italiani tutti, molto distratti e catturati da istinti secessionisti piuttosto che da sentimenti patriottici. La lettura della parola Stato è quella che più agita il pubblico in sala: starebbe a significare un bordata tosta ed acuminata nei riguardi del premier Berlusconi, reo di "violente depravazioni politiche". Il pubblico è interdetto, pochi gli applausi. Tocca a Domenico Fisichella, docente di Dottrina dello Stato presso le Università di Firenze e Roma, autore de “Montesquieu e il governo moderato” (Carocci) ridimensionare le dure accuse di Teodori, basta un dato infatti a smentire la prolusione: le lettere sono state scritte nel 2007, quando la situazione politica era totalmente differente da quella attuale ed anche il premier era un altro.

Il presidente emerito della Corte Costituzionale Piero Alberto Capotosti interviene sulla situazione politica attuale: «davanti allo scioglimento dell'attuale governo il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, dovrebbe anzi deve accertare se sussistano le condizioni per un'altra maggioranza e un altro Governo». Il popolo, stando al dettato costituzionale, è titolare della sovranità, sebbene una postilla sia messa lì a metterci in guardia: “la esercita nelle forme e nei limiti previsti dalla Costituzione”. Il nostro non sarebbe insomma un regime populista o plebiscitario, ma la sovranità popolare agisce appunto sulla base del Verbo  della Carta. «E la Carta stabilisce all'articolo 88 che il Capo dello Stato sciolga le Camere o una di esse quando il Parlamento non è più in grado di funzionare», chiosa il giurista. C’è anche il tempo per un appello congiunto di Pier Alberto Capotosti, di Domenico Fisichella, Gianfranco Pasquino (politologo), Stefano Passigli (docente di Scienza Politica all'Università di Firenze) redatto seduta stante dall’irrefrenabile Massimo Teodori, “Basta con il Parlamento nominato dai capipartito”. La dichiarazione suona pressappoco così: «Noi riteniamo, indipendentemente dai nostri orientamenti ideali, culturali e politici che il primo passo verso il buongoverno dell'Italia debba passare dalla restituzione ai cittadini della facoltà di scegliere con il voto i propri rappresentanti istituzionali mettendo una buona volta fine al Parlamento nominato».


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