CORTINA RACCONTA - CONQUISTARE IL MONDO
CONQUISTARE IL MONDO
Evento del: 26/08/2010 18:00 - Audi Palace
Data articolo: 26/08/2010
​Bocconiano, carriera in McKinsey, mille incarichi in giro per il mondo, poi l’approdo ad Enel ed oggi ad Eni, «piacere, mi presento: sono Paolo Scaroni, quello che ne ha fatte tante». Ovvero il capo azienda in tre imprese che si occupano di cose nettamente differenti, giacché ogni volta che si fa qualcosa di diverso si rinasce un po’. Prende sette otto aerei alla settimana, quindici volte l’anno è in Africa. È convinto che l’abilità di un manager prescinda dal settore merceologico in cui opera, ha scritto anche un libro “Professione Manager” nel 1986, sostenendo che vale la pena fare dei sacrifici per conquistare una grande libertà, quella di poter cambiare lavoro quando si vuole, solo sulla base del proprio curriculum vitae. Poter essere licenziati in ogni momento dunque rappresenta un’imperdibile opportunità, «ma me ne sono sempre andato prima io».

«Vorrei essere colui da cui si compra un’automobile usata, che fa quello che dice e dice quello che fa. In azienda non occorre essere cinici, c’è bisogno di entusiasmo. Dico sempre: quando venite in ufficio, facendovi la barba, dovete pensare a come fare meglio le cose che fate ogni giorno. Puntate all’eccellenza!». Pare affronti circa diciotto consigli di amministrazione l’anno, centinaia di riunioni preparatorie e migliaia di incontri per il mondo. Quando era trentacinquenne, entrò nel CDA di Olivetti di De Benedetti - per lui una conquista importantissima - scoprendo che gli incontri col capo duravano dieci concentratissimi minuti: «l’ho voluto copiare, almeno nel metodo. Quando vedo un tizio sudaticcio e forsennato, credo che sia un poveretto in cerca d’autore».

Passiamo alle conquiste. Il Pakistan per Scaroni è un Paese di grande interesse, sebbene difficile. Ha centosessanta milioni di abitanti, ha anche l’atomica da quindici anni, eppure fare affari è un toccasana. Spesso scappa a Tripoli, chez Gheddafi, e di lui dice: «è un cliente, non posso che parlar bene». Di Chavez dice: è «un leader democratico, ha vinto tutte le elezioni, è sostenuto da un grande consenso popolare». Tale stima deriva dal fatto che, in Occidente, siamo forse abituati a vivere la banalità quasi fosse una tragedia, mentre altrove, a suo dire, il mondo degli affari è tanto centrale da irrobustire le coscienze della classe dirigente. «Faccio sempre un piccolo sforzo: penso al bilancio del gruppo come fosse quello domestico ed invito anche i miei a fare ciò».

Quanto alle energie: le rinnovabili in Italia sono di due tipi, l’eolico (ma non abbiamo vento a sufficienza) il solare (che sta in piedi solo se pagato sette volte il costo dell’energia elettrica tradizionale), fra ottanta novant’anni gli idrocarburi finiranno, dunque il nucleare è l’unica fonte concorrenziale, è ad emissioni zero e non ad intermittenza: tutti vi scommetterebbero. A cena col politico? Tony Blair ed Angela Merkel, già frequentati. Ed Obama? «Soffre un calo di popolarità, per via del disastro petrolifero nel Golfo del Messico, si è accollato tutta la responsabilità dell‘incidente». La crisi? «Ce la stiamo cavando, ma il tema è come fare a riprendere la strada dello sviluppo. Occorre investire nella scuola, che non serve se non è competitiva. Che non accada che  al Sud regalino i voti ». Scaroni cita Tremonti ed il suo motto “meno regole se servono a garantire più investimenti”.

Capitolo Mirafiori. «Negli stabilimenti Eni abbiamo il 10% per cento di assenteismo al Sud. Al Nord abbiamo il 5%, mentre in Francia e Repubblica Ceca solo il 2. Non si può mantenere il posto di lavoro agli assentisti mandando a casa tutti gli altri. Come si può immaginare che un imprenditore investa dei soldi dove manca la competitività?». Scaroni entra a gamba tesa sul tema dell’università: avere pletore di laureati mediocri, in facoltà che non apprezzano è un danno. «Dovrebbero rendersi conto che devono cambiare. Se uno si laurea in Scienze della Comunicazione a ventisei anni, o ha un parente cardinale o nessuno lo aiuterà. Meglio che faccia il meccanico». Negli USA la mentalità scolastica è completamente diversa, meccanismi simili non sarebbero tollerati.

La fine dell’incontro è improntata all’ottimismo della volontà. «La crisi non esiste, tutti i Paesi crescono. Solo USA ed Europa sono ancora  indietro. Ergo ne usciremo lentamente, e vinceremo la sfida solo se ritroveremo la competitività persa. Merito del governo che ha fatto le cose giuste, ma soprattutto non ha fatto le cose sbagliate».

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