​Una spider nuova fiammante sfreccia sulle vie della bella vita capitolina, sbanda e si ribalta: all’interno un uomo ed una donna riversi ma coscienti, in pochi minuti i fotografi circondano l’auto. Dall’abitacolo proviene un rantolo, tutti pensano che i feriti chiedano aiuto. Avvicinatisi, la voce si fa nitida, è la donna che si agita: «un fotografo, chiamate un fotografo». Giungono sul posto le volanti della polizia, prestano i primi soccorsi ai due ragazzi e li accompagnano in questura, occorre sincerarsi che non guidassero sotto l’effetto di sostanze stupefacenti. Il padre della ragazza, allertato dai poliziotti, raggiunge l’ufficio e riabbraccia la figlia, intende tirarla su, le ricorda che la profezia di sventura aveva colpito ancora. Era infatti un venerdì diciassette. Udito ciò, la giovane sbotta: «ecco perché non c’era manco un fotografo a farci qualche scatto da rotocalco».

Per dire il clima, per dire le priorità. Erano gli anni Cinquanta, l’Italia era reduce da una guerra assassina ed aveva tutta la voglia di scommettere sullo svago. Giovani ricchi e disinvolti affollavano i locali della Roma by night, in cerca di amore a buon mercato, fortune facili e soft drink. Lo storico press agent Enrico Lucherini, inventore della sindrome di via Veneto che contagiava mezzo jet set degli anni che furono, racconta questo sconvolgente ed insieme ridicolo episodio dei fasti romani. Gli fa eco Marina Ripa di Meana, regina della movida glamour in quegli anni. Ha affiancato il pittore Angeli in una tormentata storia d’amore, da cui sono nati un libro dal titolo inquietante “Cocaina a colazione” ed una mostra “Il sogno fotografico di Franco Angeli” curata dal suo attuale uomo. Oggi è al fianco di un intellettuale, Carlo Ripa di Meana, che - a suo dire - ha contribuito a farle riscoprire la verginità. Carlo è stato intelligente socialista e fondatore dei Verdi in Italia, ministro dell’Ambiente e fondatore dell’associazione Italia Nostra, con Marina ha combattuto mille battaglie scomode: ecologiste, animaliste. Anticonformiste. Le ha combattute da un pulpito sdrucciolevole, lui e sua moglie nobili, schierati in prima fila contro l’ipocrisia di una classe pigra.
 
Cortina, poi, per anni è stata una succursale dolomitica della bella vita capitolina. Alberghi e ville ampezzani erano il rifugio natalizio ed estivo della classe dirigente tricolore. Testimone attendibile è Victor Ciuffa, giornalista ed autore de “La dolce vita minuto per minuto. Tutta la verità su un fenomeno falsato”, retrodata la nascita del movimento libertino e rievoca episodi naif catturati dalla sua stilografica. Il più divertente stasera è il conduttore televisivo Gianni Ippoliti, finge di essere sordo nel corso dell’intervista e risponde a casaccio, classificandosi tra gli interventi più pertinenti. Paradossale, come ogni sua incursione. Si spinge in una folle rassegna stampa, sbugiarda l’insipienza delle riviste patinate. Attirandosi le ire degli editori più pingui, sfugge alla disciplina della giornalista del Corriere della Sera Emilia Costantini e trascina il pubblico in un siparietto esilarante. È inorgoglito dalla propria performance all’insegna dell’amarcord e chiede alla moglie salentina se le risate fossero autentiche.

O piuttosto montate, come uno scoop in tempi di Dolce Vita.