CORTINA RACCONTA -
È FINI(TA)
È FINI(TA)
Evento del:
31/07/2010 21:30
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Audi Palace
Data articolo:
31/07/2010
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Che il tema di questa sera sia caldo, o meglio scottante, lo si intuisce dal pubblico in sala: schieratissimo e sovraeccitato, il Pala di Cortina questa sera è la Terza Camera, ribattezzata - per l’appunto - Camera Ardente. Come scrive il Foglio, però, di chi sia la salma non è dato sapere. C’è aria di ribaltone e la tensione si taglia con un grissino. Un po’ come si fa con il tonno che risale la corrente.
A proposito di correnti, ci sono Valducci (zona Silvio) e Menia (zona Gianfranco). Enrico Cisnetto si candida a rappresentare l’unico momento di dibattito sul territorio nazionale, mentre in casa RAI qualche consigliere invoca la riapertura dei talk show di approfondimento politico. Urrà. Valducci è convinto che sia arrivata l’ora della separazione consensuale, nonostante manchino le sale per mandare in onda il film già visto nel lontano ‘94. Menia va giù duro contro “certi ministri che si fanno regalare le case a loro insaputa”, rievoca una nobil tradizione almirantiana, chiede di poter rappresentare l’anima critica della maggioranza. Ripercorre le sue avventure coi calzoni corti e si chiede perché mai una folle scelta indirizzata al bipartitismo spinto non contempli punto la divergenza.
Al leghista in sala, Gianvittore Vaccari, tocca fare l’esegeta del Senatùr che invoca elezioni a mezzo stampa, tuona contro non meglio precisati “massoni al lavoro per dare la spallata finale a Berlusconi” e si dice pronto a tingere le urne di verde con l’ausilio di un (esagerato) esercito di venti milioni di cittadini stufi. Il più duro è La Malfa, certifica il decesso del programma di centrodestra e si becca qualche fischio (prima) e tanti applausi (poi). Specie quando ricorda che un fallimento del governo provocherebbe un declassamento nel rating della agenzie internazionali. Ricorda di aver sfasciato ciò che rimaneva dell’antico Partito Repubblicano Italiano pur di esprimere una voce di dissenso ragionato.
Giocano in casa il veneto Massimo Calearo, eletto in quota Veltroni ed ora trasmigrato chez Rutelli, e Flavio Zanonato, sindaco padovano tendenza Bersani. Il primo, ribattezzato “ago della bilancia”, per via del manco troppo discreto corteggiamento di Berlusconi all’ex sindaco capitolino, leader API, fa il leghista di ritorno e scongiura di non tornare alle urne, riporta gli umori neri della piazza e si augura l’estinzione di quella razza antropolitica che va sotto il nome di “funzionari di partito”. Il secondo sfida la folla, sconfessa l’immobilismo piddino e si fa portavoce di un’istanza riformatrice, di questi tempi piuttosto in affanno. E profetizza che, a breve, le truppe padane chiederanno il conto. Allora la maggioranza si sgretolerà.
La sala rumoreggia stasera. Ondeggia. Slogheggia. Patron Cisnetto è convinto che laggiù in sala ci sia il termometro politico più attendibile dello Stivale. Promette (su suggerimento di Mieli) di tenere un quaderno degli umori del pubblico in questi giorni di imbarazzanti turbolenze, per comprendere al meglio l’esito delle elezioni prossime venture. Cortina non lo sa, ma da stasera è l’ombelico del mondo.
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