CORTINA RACCONTA -
I NUOVI BARBARI
I NUOVI BARBARI
Evento del:
20/08/2010 21:30
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Audi Palace
Data articolo:
20/08/2010
Contenuto pagina
Ci sono i burini, i coatti, i tamarri, i cozaloni, i cafoni, i vastasi: sono millemila le declinazioni della volgarità, pronte ad incarnarsi in ognuno di noi, in perenne mortale agguato. Parliamo dei nuovi barbari che infestano il Paese e che schifano il bon ton, lo facciamo con chi più se ne intende non per biografia, ma per curiosità.
La giornalista del Corriere della Sera Lina Sotis, sul suo blog, ha appena digitato: “sulla spiaggia un seno rifatto si riconosce al volo, mettendo in crisi tutto quello che di vero c‘è in quel corpo”. Nel corso dell’intervista si era schierata contro la plastica marcia, maledicendo il ricorso al bisturi e sentenziando: le taccute sono peggio delle boccute (ovvero chi sculetta a bordo di tacchi vertiginosi andrebbe vituperata più di chi è ricorsa alla chirurgia estetica per rifarsi le labbra). In serata invece sorprende l’Audi Palace: «non siamo affatto più maleducati rispetto al passato, siamo al contrario più educati». Altro che barbari, insomma. Si augura però che il vento del pensiero sconvolga le menti dei mentecatti de’ noantri.
L’autrice di “Un’estate fa” Camilla Baresani è timida e porta con discrezione brillantissimi occhi azzurri: «Se sono volgari le donne rifatte? Mah, le donne spesso nella storia sono state costrette a sofferenze e torture varie, dai corsetti ai tacchi». Insiste: «le donne per piacere agli uomini cercano il consenso delle altre donne, per cui il modello lo cercano sulla base di altre colleghe in una gara assurda che peggiora la loro esistenza. Questa è più che altro una forma di ineducazione alla propria personalità, all'idea di valere anche se non si è alte, se non si ha tette così, e non si ha tatuaggio a farfalla»: esplodono i fuochi d’artificio e la Baresani trattiene a stento un sorriso compiaciuto e leggiadro.
«Viviamo in un'Italia francamente molto maleducata. C'è qualcuno che usa la parole gnocca in occasioni pubbliche: se sei Presidente del Consiglio non puoi e non devi usare parole del genere!»: s’inalbera Michele Mirabella, arrivando a citare “Il Cortegiano” di Baldassarre Castiglione o addirittura un prezioso aforisma del filosofo Adorno (secondo cui volgarità vuol dire schierarsi dalla parte della propria ignoranza). Propone una sorta di moratoria internazionale contro certo linguaggio idraulico che - a suo dire - imperverserebbe in ogni dove. Continua il saggio Michele: «la tv sta unificando, dopo la lingua italiana, anche il volgare. Cioè un linguaggio di registro infimo».
Chi si prende l’ingrato compito di difendere questa nuova categoria sociale è Antonio Monda, opinionista Vanity Fair, li definisce “portatori del nuovo”. È un’invenzione di chi si è sentito sul punto di esser soppiantato, di chi era fin troppo ancorato alla polvere del passato. Il rimedio? Semplice: «sta tutto nel cercare di dare il buon esempio. Del resto, nella storia, perché molte persone sono diventate da maleducate a educate? È più comodo e gradevole essere bene educati. Vuol dire che si è più gentili d'animo, e con gentilezza si riceve gentilezza». Amen, si direbbe. Ritrova al suo fianco, in questa singolare battaglia controcorrente, l’editorialista Angelo Mellone, come lui, oggi è giovane e forse lo resterà per sempre.
Evento correlato: I NUOVI BARBARIDalla maleducazione quotidiana al linguaggio scurrile e sgrammaticato, dall’abbigliamento cafone all’ostentazione della ricchezza: siamo un paese senza bon ton venerdì 20 agosto 2010 21.30 - Audi Palace
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