CORTINA RACCONTA -
IL MENÙ DELLA FELICITÀ
IL MENÙ DELLA FELICITÀ
Evento del:
08/08/2010 18:00
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Audi Palace
Data articolo:
08/08/2010
Contenuto pagina
Le più grandi rivoluzioni, si sa, sono nate dalla pancia: oggi piuttosto ci si occupa di evoluzioni, e di quelle culinarie vorremmo parlare, non che questo sia il ventre molle del dibattito agostano. Anzi, questo di Cortina è un pomeriggio scoppiettante. Prendete carta e penna: annotate il menù che porterà il sorriso sulle vostre labbra. Prima però pensateci bene, scegliete con cura. Difficile resistere alle forti lusinghe della contaminazione orientale. Inevitabile un tocco chic, secondo i dettami dei “molecolari”, i discepoli di Ferran Adrià, alchimisti dei fornelli che immaginano la cucina del futuro fatta di azoto e tecnologia. Il dilemma è presto detto, abbandonarsi al cibo pronto, alle confezioni monodose, ai languidi fast-food o piuttosto combattere da integerrimi patrioti una battaglia a difesa della propria identità culinaria?
Massimo Montanari è docente Storia dell’Alimentazione presso l’Università Bologna, ha scritto un libro che (solo a leggerne il titolo) pare un capolavoro. Ha scritto “Il riposo della polpetta e altre storie intorno al cibo” (Laterza), convinto del fatto che questa pietanza così succulenta debba essere il manifesto di una nuova corrente culturale. Quella dei slow thinker, i pensatori lenti che pesano le idee e scelgono con cura le parole.
Paolo Marchi, critico gastronomico, curatore di Identità Golose, propugna l’abolizione dei sushi bar (a Milano ormai sono centinaia e solo poche unità sono gestite da giapponesi). Suggerisce di innamorarsi dei gusti autentici della nostra terra. Giura che i più piccoli sono convinti che il latte nasca nel banco frigo dei supermarket in centro. O che le fragole spuntino sui rami di alberi rossissimi. Propone una moratoria culturale, insomma.
Antonello Colonna, è chef e conosce i trucchi del mestiere tanto da poterceli suggerire. Concorda con Marchi, viviamo il tempo della strage dei gusti. I ristoratori onesti esistono e fanno di questa deliziosa professione una missione quotidiana. Sono tanti e servono ai propri clienti prelibatezze inarrivabili. Perché mai rinunciare al privilegio di un piatto succulento, guardando con aria ingorda al portafoglio? Benessere è meglio, sostiene.
Michele Mirabella, è il volto noto del terzo canale, autore e conduttore televisivo, pittoresco show man innamorato della sua terra. È pertinace nelle sue affermazioni, non sopporta l’idea che si possa barattare il concetto di contaminazione con quello di “casino”. Si fa promotore di vini ed olii rigorosamente pugliesi, finendo col suggerirli agli ospiti del consueto buffet a margine dell’incontro pomeridiano. Fortunata sponsorship.
Su una questione, delicata e saporita, i nostri ospiti concordano. Il cibo non fa la felicità, semmai è la felicità di chi si siede a tavola a rendere il cibo felice. Si fanno proposte convincenti: inaugurare una nuova fase gastrico-scolastica. Ovvero insegnare a mangiar bene a partire dalle mense scolastiche. Eppoi si riflette e si filosofeggia: niente fu mai più democratico della minestra (come il film Ratatouille ed il suo spassosissimo topo protagonista insegnano), questo piatto è il cibo dei poveri. Ma forse anche quello dei grandi.
Evento correlato: IL MENÙ DELLA FELICITÀGli italiani a tavola, tra i piatti della nonna e le nuove tendenze della cucina fusion domenica 8 agosto 2010 18.00 - Audi Palace
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