CORTINA RACCONTA - INTERNAZIONALE MAFIOSA
INTERNAZIONALE MAFIOSA
Evento del: 02/08/2010 18:00 - Audi Palace
Data articolo: 02/08/2010
​Gli sbirri della scorta sono meridionali, come sempre, sono giovani, e già tanto esperti del mondo da aver scelto il mestiere più duro e gratificante: proteggere i giusti. Nel lunedì in cui sono chiusi tutti i barbieri ampezzani, portano pelate lucide e jeans sdruciti, bonificano l’area per tempo: si sincerano che tutto sia pulito. Sorridono se colpiti in pieno volto da un raggio di sole del tutto inatteso, qui tra i monti annuvolati. Portano le scarpe lucide, quelle delle grande occasioni. Il procuratore antimafia Grasso arriva in ritardo, gli accordi telefonici hanno messo a dura prova il cordone di sicurezza. Cambia tutto, saltano i programmi. Al contrario, Richard Martin, procuratore dell’indagine “Pizza Connection” è in anticipo, con moglie al seguito. Parla un perfetto italiano e rievoca l’esperienza gomito a gomito con il pool palermitano.

Le immagini della sigla riportano le celebri lacrime della donna di un uomo di scorta a Giovanni Falcone, poi i baffi fieri di Paolo Borsellino che invitano alla mobilitazione. Neppure le note di Yann Tiersen addolciscono l’urlo nero della vedova rivolto agli uomini di cosa nostra, assassini e convitati alle esequie. A Grasso non si può non applaudire, anche per testimoniare la solidarietà di un popolo onesto che «non mafia». Non gli si può non domandare della svolta successiva a Tangentopoli, possibile che alcune formazioni politiche abbiano tratto vantaggio dall’abbraccio mortale coi gentiluomini siciliani? Grasso si difende: non può ancora parlare, ci sono le indagini in corso. Intanto la lezione del procuratore è attualissima, il fenomeno mafioso non obbedisce a regole comuni, andava dicendo Falcone che «quando la ridurremo ai minimi termini di organizzazione malavitosa comune, allora avremo sconfitta la mafia internazionali». Com’è noto, i clan vivono con urgenza la necessità di un rapporto stretto col potere. E via discorrendo. Dice cose che domani saranno in prima pagina su tutte le testate eppure il volto di Grasso è rilassato, abbronzato. Gli occhietti vispi cercano il consenso della platea, reclamano un sostegno che dia senso alla battaglia solitaria di un uomo dello Stato. E ridono di gusto nello smentire i finti scoop mediatici, nel sabotare una notizia bomba sbandierata dalle redazioni acchiappa lettore. È convinto che l’infiltrazione mafiosa sia pericolosissima e raggiunga tutti i livelli della quotidianità. Il capo mandamento di Brancaccio, ad esempio, era primario ospedaliero: curava le vite di giorno ed i propri affari di notte. Grasso, “il dottore” - come lo chiamano “i ragazzi della scorta” che lo considerano una sorta di sciamano del villaggio globale - cita testualmente alcuni dei punti del noto decalogo di Provenzano, contenente le norme del buon affiliato: non parlare nelle autovetture, non distruggere le cimici una volta individuate, non toccare le donne dei colleghi. Poi ci sono le mille storie di una carriera al servizio della Legge. Quella di due mafiosi che si davano appuntamento ogni due sabati in una zona periferica, passeggiavano per la campagna, ed era quasi impossibile carpire informazioni preziose. Impossibile, se non ci fosse stata l’arguzia degli uomini in divisa, che si arrischiarono a contaminare quei dieci metri con microfoni collocati direttamente nelle zolle erbose. O di quella volta che si microfonò una attrezzatura ginnica, acquistata online da un latitante, per scoprire dei suoi traffici illeciti direttamente dalla beauty farm del suo bunker. Il procuratore Pietro Grasso illustra la piramide gerarchica delle cosche siciliane, comanda Palermo. Sebbene i capi siano al fresco, gli stessi continuano a mantenere le stesse cariche. Dietro le sbarre e nei cuori dei picciotti, dura la vita del detenuto. Non si può neppure dire che Matteo Messina Denaro sia l’attuale capo, semmai il più importante, colui che restituisce equilibrio ai gruppi sconnessi, il vate consultato prima di assumere le decisioni più importanti. L’applauso scatta immediatamente e dura quanto un urlo liberatorio quando “il dottore”, serissimo, insiste che «lo Stato italiano non può sopportare segreti e misteri. Non si può aver paura della verità», la reazione della platea è intima, quasi quella di fedeli che rispondano “amen” al sacerdote celebrante. Ancora la voce di Grasso demolisce l’autorità dei politicanti nostrani, incapaci - a suo dire - di rispondere ai bisogni concreti dei cittadini in difficoltà, i quali finiscono per rivolgersi al padrino di turno. Il motto siculo non mente: “chi mi da il pane, costui ritengo sia mio padre” e la legalità scivola nel retrobottega di un suk di disvalori in corso. La conclusione del dibattito val bene una parabola, ancora sul tema dei diritti che scadono in privilegi. Pesa sulle nostre coscienze candide la sentenza di un mafioso “sfottichiato”, nel corso di un interrogatorio, dal Procuratore Antimafia. Alla domanda: “quando finirà la Mafia?” risponde sfiduciato: «finché per trovare lavoro, le genti del Sud si rivolgeranno a noi invece che allo Stato - sentite qua -  la mafia non finirà mai».
 
In quest’epoca di cricche, ci mancavano i consigli di Richard Martin, perla del gruppo investigativo di “Pizza Connection”, che cita il IV emendamento statunitense a tutela delle libertà personali, ci vogliono il consenso di un procuratore e quello di un magistrato (scelti da organi differenti in ossequio alla separazione dei poteri). Oltreoceano le intercettazioni rappresentano un forte limite alle comunicazioni degli uomini d’onore dacché creano attriti e pressione, hanno l’effetto disarmante di congestionare i canali dell’organizzazione. Ad intervistare il mini pool italoamericano, c’è Stefano Dambruoso, responsabile delle attività internazionali del Ministero della Giustizia, che si chiede se le vicende dei “quattro vecchietti sfigati” (leggi P3) non abbiano lo stesso volto di quell’attività che, negli USA, si chiamerebbe lobbying. Fabrizio Ferragni, brizzolato vicedirettore del Tg1, illustra e santifica l’eccezionale contributo degli statunitensi e si premura che Martin chiarisca differenze sostanziali nelle procedure nei due Stati oggi tanto friend. Il tempo sfugge beffardo e tocca correre pure a loro. Una pizzeria rigorosamente anonima attende la squadra del dottore. A tutta birra.

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