​C’è ancora spazio per l’opera in Italia, nonostante i tagli mortali dei fondi destinati alle attività culturali: meglio così, meno politica c’è, più l’improvvisazione dei giovani creativi può brillare. Lorenzo Arruga, uno dei maggiori critici musicali, autore de “Il teatro d’opera italiano”, è qui a Cortina ad incantare la platea dell’AudiPalace con la sua sapienza multiforme e ne è convinto, la musica non ha colore. Porta una cravatta viola su cui sono stampate biscrome e la tastiera di un pianoforte imbizzarrito, come quello che - al contatto con le sue dita magiche - riproduce melodie che affascinano. Scaldano le voci i cantanti lirici e sfuggono al freddo ampezzano, rintanandosi nel tepore effimero delle variopinte sciarpe di lana. Si augurano che questa arte diventi una moda trai più giovani, a dispetto di chi ritiene che si tratti solo di un passatempo per borghesi annoiati.

Con il soprano Daniela Dessì ed il tenore Fabio Armiliato (lontano dal palco, felicissimi moglie e marito) si ripercorrono le tappe (note e meno note) dell’epopea della lirica, l’arte che ha dato più lustro all’intera storia musicale italiana. Il conduttore televisivo Antonio Lubrano non può che restare in-cantato dagli acuti dei due. Sebbene la tensostruttura non sia il posto più adatto per la lirica e nonostante un nubifragio inclemente, il pubblico ingrossa l’entusiasmo della sala. “Casta diva”, “Libiam ne’ lieti calici”, “Va pensiero”, La donna è mobile”: bastano pochi capolavori a fare di questa piazza un teatro ottocentesco, e per l’occasione la platea si tramuta in un loggione. Una festa imperdibile per melomani e profani. A bocca aperta, ciascuno si innamora della storia dell’opera. Forse per sempre.