CORTINA RACCONTA - Natura e uomo, eterna sfida
Natura e uomo, eterna sfida
Evento del: 10/08/2010 18:00 - 20:00
Data articolo: 10/08/2010
​Chissà che il nostro Giacomo Leopardi non se la rida dall’Aldilà, al pensiero che già nel milleottocento avesse predetto un disastro islandese, in cui l’uomo soccombe alla Madre. L’epilogo del Dialogo era piuttosto sanguinoso, “è fama che sopraggiungessero due leoni, così rifiniti e maceri dall'inedia, che appena ebbero forza di mangiarsi quell'Islandese; come fecero; e presone un poco di ristoro, si tennero in vita per quel giorno”. Ma non disperiamo. Eppure, per giorni, il vulcano Eyjafjallajökul è stato l’incubo dei viaggiatori, la salvezza dei piloti e la disgrazia degli anchorman. Come mai si pronuncerà il nome di un mostro in grado di mettere in ginocchio mezz’Europa?

Il guaio è che pare non essersi sopita l’energia primordiale che mette in moto l’ira del vulcano islandese. Augusto Neri, vulcanologo esperto, sostiene infatti che lo stesso sia in piena attività: quanto ai disagi dello scorso aprile, nulla di nuovo sotto le nubi. Le fuoriuscite di gas si ripetono ciclicamente, mai finora avevano incontrato una società coma la nostra. Indaffarata, tormentata, aerotrasportata. La forza della natura è pertinace e manifesta in misura dirompente l’indipendenza della materia. Al cospetto della vittoria della Natura sull’uomo non si può che assistere da spettatori, organizzandosi per tempo. Con patatine e mascherine antigas. Si potrebbe semmai raffinare i nostri metodi di analisi ed alzare il livello di guardia.

Conduce il giornalista Toni Capuozzo, in realtà più che presentatore gli tocca il ruolo di domatore. Sul palco il sarcasmo dello scultore ed alpinista Mauro Corona è incontenibile. Auspica a gran voce un ritorno all’uso della mani, coinvolge Iole Cisnetto in una campagna sulla donazione del midollo osseo e, da malizioso, si avviluppa in un bailamme di doppi sensi. Di se stesso lo scrittore dice (ciò dà la misura del personaggio): «forse era meglio che mi fossi limitato a leggere». È autore di una saga di fortunatissimi testi sulla vita campestre e sulla convivenza con camosci e cuculi, da oggi invece si fa cassandra e scrive un libro sul ritorno delle quattro stagioni. Si scaglia contro politici e imprenditori, rei dello scempio.

Il tono apocalittico non lascia presagire nulla di buono, ma il personaggio val bene una letta. Dipinge un quadretto affatto idilliaco in cui le riserve petrolifere si esauriscano e costringano al ritorno allo stato brado. Una crisi che Corona invoca a gran voce, in grado di deurbanizzare il Pianeta e spingere i popoli a rivivere la simbiosi antica col creato. Ne ha per tutti. Se la prende con chi manco te l’aspetteresti. In primis con “gli ambientalisti a stomaco pieno”, che si battono per difendere uccellini azzoppati e tacciono sulla continua aggressione alle valli alpine. Il pubblico cortinense fa spallucce e l’ira si fa funesta, «qui dove nevica griffato, dovrebbero spendersi parole e denari per tutelare i monti ed i boschi. Si fa tutt‘altro invece». La straripante logorrea del nostro ormai tracima in sala, eccome.

Tutta questione di sghei, nessuno che si batta contro i TIR che profanano la valle, nessuno che costruisca nuove scuole nei paesini, evitando la transumanza degli studenti verso il capoluogo di provincia. È virile ed infaticabile Corona, sebbene convinto che “ad una certa età l’età è incerta” ed infatti proprio ieri, dati alla mano, ha avuto il lusso di poter spegnere la sua sessantesima candelina. Rievoca il disastro di casa nostra, sostiene che ci saranno altri mille Vajont finché gli uomini anteporranno gli affari alla ponderazione. Riceve gli applausi di Michele Pontrandolfo, esploratore polare, autore de “Viaggio dentro il ghiacciaio”. Un giovane follemente lucido, sempre in giro per il mondo a caccia di guai. Col supporto di una fidanzata coraggiosa che non smette un attimo di tenerlo d’occhio.

Anche a distanza di migliaia di chilometri, pare infatti sia l’unica autorizzata a chiamare i soccorsi in caso di emergenza. La telefonata satellitare quotidiana avviene alle otto, ora locale (le tre di notte qui da noi). Inquietante la sorpresa notturna della visita di un orso polare bianco. Indescrivibile l’emozione di un’alba trai giacchi al traino dei fedelissimi husky. Impensabile la sconfitta a pochi metri dal traguardo. Nel corso dell’ultima spedizione in zona Artico, Michele è stato costretto a desistere da un principio di congelamento, i soccorsi sono scattati immediatamente (previo lauto bonifico bancario), riportandolo al salvo dopo un’attesa lunga dieci giorni. Dice di non voler smettere, per la gioia della compagna che freme in platea. I guanti di pelle di foca eschimesi sono pronti all’uso.

Quanto alla diatriba odierna: se sia più potente l’uomo o la natura, pare tocchi sostituire l’insegna di qualche albergo cortinese. Se ne vedono pochi di “Hotel Sconfitta” in giro per il centro ampezzano. Provare per credere.

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