CORTINA RACCONTA -
OBAMA I DON'T KNOW
OBAMA I DON'T KNOW
Evento del:
16/08/2010 16:30
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Audi Palace
Data articolo:
16/08/2010
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Con uno slogan semplice e diretto, da elezioni municipali, ha sconvolto i pronostici dei bookmaker più affermati: il bisogno di “Change” ha mobilitato gli elettori statunitensi, portandolo alla vittoria. Il suo logo, un sole all’alba, ha illuminato la politica mondiale, talvolta anche accecandola. Ha incassato milioni di dollari grazie alle piccole donazioni di supporter munifici e piegato la rete alle esigenze di un candidato partito in rimonta. Ha fatto della sua storia, quella di un americano di nuova generazione, di un nero in cerca di riscatto, la propria arma vincente.
Ha sbaragliato la concorrenza repubblicana in ticket con la senatrice, in precedenza sconfitta alla primarie, cavalcando le speranze delle classi medie. Oggi regge saldamente la Nazione, eppure qualcosa non va. Barack Hussein Obama si vede costretto ad affrontare i fronti caldi della sua amministrazione: le guerre in Afghanistan e Irak, il disastro ecologico del BP nel Golfo del Messico, la crisi finanziaria da archiviare e la ripresa da consolidare: una sfida che vedrebbe tanti governi mondiali al capolinea. L’ex ministro degli Esteri Gianni De Michelis, oggi presidente dell’istituto di ricerche Ipalmo sostiene di «continuare ad avere fiducia in Obama perché la partita che sta giocando è tosta e comporta una grave perdita di popolarità. Ci fossero i repubblicani al governo si andrebbe immediatamente ad una guerra mondiale», delle due l’una: meglio la pace. Il 2011 sarà un anno cruciale, Obama giocherà le sue carte sul terreno della politica internazionale, a colpi di compromessi probabilmente otterrà risultati, e, dopo le elezioni di midterm, potrà spingere sull’acceleratore delle riforme. Massimo Teodori è un esperto tanto saggio che tutti noi vorremmo consultarlo per comprendere al meglio le dinamiche internazionali. È stato a lungo un militante radicale, ha finito per abbandonare la rosa nel pugno quando il partito si è trasformato in “Lista Pannella”. Si potrebbe definire la prima vittima della personalizzazione della politica, oggi guarda oltre. Soprattutto Oltreoceano: è infatti un esperto di politiche americane. Cita la storia: «dopo due anni, tutti i presidenti americani hanno un crollo dei consensi. Non è un indice disastroso. Nessun altro presidente era riuscito a farsi approvare una riforma sanitaria: un provvedimento che va contro la volontà degli americani, contro gli umori della popolazione».
Francesco Guerrera, caporedattore finanziario del Financial Times a New York, svela i retroscena in diretta dalla crisi: la White House avrebbe preferito che il mondo business stimolasse l’economia in stallo al posto dello Stato: così non è stato. Eppure gli analisti sono convinti che l’economia americana sarà salvata da consumatori e dai servizi, non dal manifatturiero (settore in cui gli USA eccellono). Niente è perduto, basta aspettare. Come la Fenice, quasi certamente gli americani risorgeranno dalle ceneri degli affanni in cui sono oggi coinvolti. Quanto li invidiamo.
Evento correlato: Obama? I don't KnowI fronti in Afghanistan e Irak, il disastro ecologico nel Golfo del Messico, la crisi finanziaria da archiviare e la ripresa da consolidare: le sfide di un presidente schiacciato da troppe speranze lunedì 16 agosto 2010 16.30 - Audi Palace
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