Napoli chiama, Cortina risponde. Applausi a scena aperta per Massimo Ranieri e per i personaggi di Eduardo, il grande commediografo partenopeo. È uno spettacolo che infiamma il clima gelido delle Dolomiti innevate, quello di stasera all’AudiPalace. L’interprete di “Rose rosse” rievoca senza sosta i segreti dei suoi grandi successi. Imperdibili le chicche musicali: “Perdere l’amore” pare sia nata grazie all’insistenza di un collaboratore, Marcello, che presenta al cantautore un giovane principiante in cerca di fortuna. Quando la sua chitarra strimpella le note fortunatissime: “adesso andate via, voglio restare solo…”, Massimo se ne innamora e la trasforma in un successo. Il resto è storia di questi giorni.

C’è spazio per la drammaturgia: “Natale in casa Cupiello”, frutto del genio di Euduardo De Filippo, unito alle doti della straordinaria Pupella Maggio. Il patron Cisnetto si lascia coinvolgere dalla mimica e duetta con Ranieri. È una serata di quelle che, qui a Cortina, lasciano il segno: la sala è stracolma, il pubblico è assiepato lungo i corridoi della struttura che ospita l’evento. Qualcuno si commuove, ognuno sorride e si stupisce della divina umanità dell’artista napoletano. Una serata esclusiva, per di più. Ranieri porta in scena in anteprima un estratto dello spettacolo che in autunno andrà in onda sulla rete ammiraglia Rai.

Si parte con “Questi fantasmi” interpretata dal sommo Eduardo per la prima volta nel romano teatro Eliseo il 7 gennaio 1946. Il tono disperato dell’interpretazione tocca le corde degli astanti: senza scenografia, senza luci, senza attori, Ranieri ricrea abilmente l’atmosfera dei vicoli napoletani. Della città “sconfitta” dice: “non è molto diversa dal resto dello Stivale, i problemi sono più seri di munnezza e camorra. Però sono fiducioso, abbiamo toccato il fondo. Ora è tempo di rialzarsi”. Nonostante la colonnina di mercurio sia incredibilmente precipitata, l’artista dichiara il suo amore per il Cadore, trasmessogli dalla sorella già aficionada di queste vette. La supplica è perentoria: « mi raccomando, invitatemi ancora!»