CORTINA RACCONTA -
PIU' STATO PIU' MERCATO
PIU' STATO PIU' MERCATO
Evento del:
27/08/2010 18:00
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Audi Palace
Data articolo:
27/08/2010
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Il dilemma è atroce, irrisolto da anni, roba da mandare in tilt gli economisti, i filosofi ed i politici di mezzo globo: eppure pare che la soluzione sia alla portata, se fosse nel mezzo la verità?
Antonio Catricalà, presidente Autorità Antitrust (dopo essersi definito un indipendente giacché a Ballarò, dove si prendono applausi solo dal lato destro o da quello sinistro, «io riesco a prenderli da entrambi»), sostiene che conti la qualità, non la quantità. Le liberalizzazioni sono la strada giusta, il mercato dovrà essere liberalizzato secondo la legge, «e noi abbiamo cinque idee forti da suggerire al legislatore, non tarderemo a fargliele avere». C’è un problema però, e si chiama danno erariale alla concorrenza: «si è da tempo introdotto lo spoil system, un meccanismo pericoloso che è l’esatto contrario della separazione tra dirigenti e politica, oggi tutti sono asserviti a chi li ha nominati: non si può stare in tale limbo». La presenza pubblica nell’economia è rimasta solo a livello di municipalizzate? Magari. Fulvio Conti, amministratore delegato Enel è cortese ma deciso: «parlerei di aziende mal gestite e ben gestite. È stato ripreso un vecchio concetto, quasi che il protezionismo fosse un valore. Ci sono mille altri esempi di statalismo imperante, come il caso francese o quello tedesco. Si può essere “pubblico” ed essere gestiti in maniera politica o essere “privato” e dipendere dal pubblico per i contributi senza cui il mercato non reggerebbe».
L’amministratore delegato Vodafone Italia Paolo Bertoluzzo è un giovane che ha raggiunto in fretta livelli apicali all’interno dell’azienda di telefonia. Servono un buono stato ed un buon mercato che lavorino insieme: questa la sua ricetta per il pubblico di Cortina InConTra. Lo stato ha delle esigenze, il mercato ne ha delle altre: le due piattaforme di base sono tuttavia indispensabili. L’impresa ha il dovere di creare valore investendo e rischiando, secondo una logica di sostenibilità di lungo periodo. «Credo sia giusto che lo stato arretri per lasciar spazio al mercato», chiosa. Antonio D’Amato, past president Confindustria, ha grandi ambizioni (e spesso è stato in predicato di esser candidato a rinomatissime poltrone, salvo poi rinunciarvi sul filo di rasoio), ma si scontra con la realtà. Posto che CONSOB e Ministero sono vacanti da mesi, «come si può pensare che il Paese possa rimettersi a correre sul sentiero della competitività? Dove comanda un ceto politico senza una visone di quello che deve essere lo scenario nei prossimi cinque anni, non si può parlare di sviluppo. Colpa anche della legge elettorale: deputati e senatori si scelgono sulla base della capacità di fare massaggi cervicali o di esporre centimetri di coscia». Così non si va lontano.
Alessandro Ortis, presidente dell’Autorità per l’energia elettrica ed il gas, si straccia le vesti al cospetto di “modesta o cattiva regolazione” e guarda con nostalgia al secolo scorso. «Credo che in Italia ci si dimentichi degli insegnamenti di grandi connazionali del passato. Ad esempio, di quelli di un tizio che se ne intendeva di economia, che ha fatto il Capo dello Stato. Si chiamava Luigi Einaudi ed ha scritto, avendo vissuto dall’interno tutti gli -ismi del Secolo Breve, che il mercato è identico ad una fiera di paese». Ci sono bancarelle dove il consumatore può trattare, ce ne sono tante da consentire allo stesso di valutare le offerte migliori. C’è anche un carabiniere che va su è giù e rappresenta la legge. C’è la Chiesa del paese, in rappresentanza di un sentimento di eticità. Per correre nell’avvenire, basterebbe guardarsi indietro. In questi anni difficili assistiamo ad una crisi della rappresentatività, ad un’orgia di incroci tra istituzioni ed enti economici, tocca perciò ridisegnare le regole. Tuttavia è l’economia che si è fatta globale, ergo i nodi vanno sciolti a livello europeo. Magari rinunciando agli istinti snob ed alle derive radical chic. Ora è tempo di essere autentici e ridare energia alla locomotiva dello sviluppo. Siete invitati: tutti a bordo.
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