CORTINA RACCONTA -
SE IL PIL NON FA (PIU') LA FELICITA'
SE IL PIL NON FA (PIU') LA FELICITA'
Evento del:
19/08/2010 18:00
-
Audi Palace
Data articolo:
19/08/2010
Contenuto pagina
«Il PIL comprende anche l’inquinamento dell’aria e la pubblicità delle sigarette, e le ambulanze per sgombrare le nostre autostrade dalle carneficine dei fine-settimana. Mette nel conto le serrature speciali per le nostre porte di casa, e le prigioni per coloro che cercano di forzarle. Comprende programmi televisivi che valorizzano la violenza per vendere prodotti violenti ai nostri bambini. Cresce con la produzione di napalm, missili e testate nucleari, comprende anche la ricerca per migliorare la disseminazione della peste bubbonica, si accresce con gli equipaggiamenti che la polizia usa per sedare le rivolte, e non fa che aumentare quando sulle loro ceneri si ricostruiscono i bassifondi popolari. Il PIL non tiene conto della salute delle nostre famiglie, della qualità della loro educazione o della gioia dei loro momenti di svago. Non comprende la bellezza della nostra poesia o la solidità dei valori familiari, l’intelligenza del nostro dibattere o l’onestà dei nostri pubblici dipendenti. Non tiene conto né della giustizia nei nostri tribunali, né dell’equità nei rapporti fra di noi. Il PIL non misura né la nostra arguzia né il nostro coraggio, né la nostra saggezza né la nostra conoscenza, né la nostra compassione né la devozione al nostro paese. Misura tutto, in breve, eccetto ciò che rende la vita veramente degna di essere vissuta. Può dirci tutto sull’America, ma non se possiamo essere orgogliosi di essere americani».
Vale la pena di scorrerlo tutto, il discordo di Bob Kenney tenuto il 18 marzo 1968 all’Università del Kansas. Ne parliamo anche qui a Cortina, con ospiti di tutto riguardo. Spassosissimo l’intervento del sociologo Domenico De Masi, pertinente e tecnico quello del presidente Istat Enrico Giovannini: si discute sulla possibilità di sostituire il PIL con un indicatore più includente. Lo si potrebbe definire FIL, ad esempio, ovvero “felicità interna lorda”. O piuttosto BIL, cioè “benessere interno lordo”. È importante pensare che le statistiche ed i dati trascurino colposamente un mondo di indicatori. Il più infervorato questo pomeriggio è l’editorialista “tuttologo” (la definizione è di patron Cisnetto) Stefano Zecchi, il quale dapprima demolisce ogni connotazione scientifica della statistica, addirittura rispolverando Trilussa: «secondo le statistiche d’adesso / risurta che te tocca un pollo all’anno: / e, se nun entra ne le spese tue, / t’entra ne la statistica lo stesso / perché c’è un antro che ne magna due». L’esperto al ramo tenta in tutti i modi di smentire il sociologo, introducendo il concetto di mediana. Suggestivo l’intervento di Donato Speroni, giornalista ed autore de “I numeri della felicità. Dal PIL alla misura del benessere” (Edizioni Cooper), costui teme che un giorno lo Stato arrivi a stabilire i canoni dell’ilarità all’interno di un mondo apocalittico in cui solo sesso e droga garantiscono sorrisi. Isabella Rauti, neoeletta consigliera della Regione Lazio, stupisce il pubblico per la convinzione con cui si rivolge agli altri ospiti. Vorrebbe che la politica avesse un compito, o meglio una vocazione. Si augura che le priorità in agenda siano coesione ed inclusione sociale, all’insegna dell’equità. È convinta che la classe dirigente abbia la responsabilità di rendere le società più giuste. Al centro di ogni declinazione statistica, di ogni articolazione politica ci dovrebbe essere la persona coi suoi bisogni sempre più complessi. Lavoriamoci per evitare che - come motteggia De Masi - «il giorno del giudizio universale per gli Italiani che andranno all’Inferno sarà un giorno come tutti gli altri».
Evento correlato: Se il Pil non fa (più) la felicitàLa crisi, il mondo globalizzato, i nuovi bisogni, gli appagamenti da benessere. E’ davvero l’ora della pensione per il vecchio “prodotto interno lordo”? Al suo posto il “FIL”? giovedì 19 agosto 2010 18.00 - Audi Palace
|