​“Se ne vada dall'Italia finché è in tempo, è un Paese da distruggere: un posto bello e inutile, destinato a morire”. Che sia tutta questione di “quoziente di simpatia”, come sostiene il professore universitario reso celebre dalla pellicola “La meglio gioventù” di Marco Tullio Giordana? Gli ospiti di oggi simpatici lo sono, eccome. Pier luigi Celli, comandante in capo dell’università Luiss, e Giulio Giorello, raffinatissimo epistemologo, allietano i cervelli presenti all’appuntamento pomeridiano nel piazzale stazione di Cortina. Si parla di gggiovani, università e futuro. Che poi sono la stessa cosa, o forse no: forse sono corpi siderali fatti della stessa materia eppure a rischio di collisione. Galeotta fu la missiva paterna del Celli che invitava l’erede ad uno scatto d’orgoglio: dopo una brillante carriera universitaria, si dava la necessità di una fuga altrove, nel paradiso dei cervelli: l’Estero miracoloso.

La chiave d’accesso di un avvenire all’altezza di sogni e bisogni di neolaureati si chiama coraggio e pare apra un bel po’ di porte. Gli ospiti concordano: la crisi non può che essere salutare giacché, in barba alla legge di Murphy, peggio del peggio non c’è granché: dunque allo stallo attuale dovrà far seguito un rinascimento culturale. Basta aspettare, accomodatevi. A sentire il pensator Giorello, politica e società civile si son rincorse sul rettilineo del fallimento, piazzandosi sul podio.

Intanto, all’università italiana, oltre che le facce, son rimaste le medaglie di bronzo: è triste il depauperamento culturale dei giovincelli nostrani. Il mercato del lavoro (leggi contratti di formazione a quarant’anni) li attende al varco e le prospettive son tutt’altro che allettanti. C’è da crederci, se a dirlo è un tagliatore di teste del calibro di Celli. Niente è perduto, tuttavia, ci vogliono cuore e cervello. Hai detto niente.