CORTINA RACCONTA - UN UOMO CHIAMATO TINTORETTO
UN UOMO CHIAMATO TINTORETTO
Evento del: 07/08/2010 18:00 - Audi Palace
Data articolo: 07/08/2010
​Mistro Giacomo Depentor: questo il suo vero nome, peccato però che i colleghi invidiosi usassero sfotterlo con un vezzeggiativo destinato a restare immortale. Del Tintoretto poco sappiamo, nessuno è in grado di citare a memoria un’opera dell’artista rinascimentale. Nessuno, a meno che non si tratti di uno storico dell’arte o di un ospite del salotto pomeridiano di Cortina InConTra. Il più grande pittore della scuola veneziana è scrutato dagli occhi sapienti di Melania G. Mazzucco, autrice de “Jacomo Tintoretto e i suoi figli” (Rizzoli), Salvatore Carrubba, editorialista de Il Sole 24 Ore e Lionello Puppi, professore emerito di Storia dell’Arte dell’Università Ca' Foscari di Venezia. Non basta: a dirigere il traffico intellettuale c’è Michele Mirabella, noto autore e conduttore televisivo (oggi in veste di innamorato della pittura lussuosa ed insieme immaginifica del pittore lagunare).

Il soprannome - dicevamo - è una sorta di patronimico, era infatti figlio di un tintore di stoffe. Eppure un altro ancora è l’aggettivo con cui veniva apostrofato nelle corti europee ed in casa dei mecenati: per la sua energia fenomenale era detto “Il Furioso”. Inconfondibile il suo uso drammatico della prospettiva e della luce, le sue tele si riconoscono dai tratti decisi e irosi. Ancora un dettaglio sul nome del nostro (le parole, direbbe Nanni, sono importanti): scartabellando sulle enciclopedie troverete informazioni sul suo conto alla voce Jacopo: altro errore. La Mazzucco, che per sette anni ha ricercato documenti e testimonianze, sostiene che Giacomo sia il suo vero nome di battesimo. È un incontro speciale, quello di questo pomeriggio. Più che un evento, una carrambata: Mazzuco e Puppi si stimano a distanza, gigioneggiano amabilmente, svelano di conoscere a menadito le opere l’uno dell’altra e viceversa.

E dunque la miscela è culturalmente esplosiva. Le tele utilizzate dal Tintoretto pare siano di lino, e peccato che il videowall della struttura ampezzana non renda al meglio le sfumature e i giochi di luce delle opere dell’artista. Il sapiente Mirabella accelera il ritmo spettacolare dello slide show dei capolavori rinascimentali. Tintoretto non si faceva realizzare delle tele ad hoc, come tutti i suoi colleghi. Anzi pare non prestasse attenzione a certi accorgimenti: utilizzava ritagli di tela con trame diverse tra loro, con cuciture anche evidenti, come nel caso del volto della Vergine nella Fuga in Egitto, della Scuola di San Rocco. Il tomo della Mazzucco, che sorprende per la facilità di lettura, svela segreti come questo. E si fa sfogliare in fretta a dispetto delle migliaia di pagine stampate in carattere minuscolo. E spiace che il suo genio sia del tutto ignoto ai più.

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